Democrazie e pandemia, due anni dopo

L’articolo di Enrico Casini e Andrea Manciulli pubblicato sul numero di Gennaio di Airpress

Sono trascorsi due anni dall’inizio della pandemia. La storia, fin dai suoi inizi, è stata tragicamente costellata di epidemie di diversi virus che, in taluni casi, potrebbero aver condizionato lo stesso sviluppo umano. Basti ricordare l’impatto di eventi come la Peste Antonina in epoca romana o la celebre Peste nera nel Trecento.

Nonostante gli sforzi fatti e gli impotanti risultati ottenuti, che non hanno precedenti storici, si pensi soltanto all’eccezionalità della scoperta così rapida dei vaccini e della loro somministrazione in poco tempo in miliardi di dosi, dopo due anni siamo ancora in lotta contro il Covid-19 e le sue varianti. Una lotta che richiede ancora sacrifici e impegno, e ci obbligherà ad attezzarci affinchè da questa esperienza sia possibile trarre una lezione utile per il futuro, nell’eventualità di nuove simili crisi. Ma che ci deve anche impegnare, ad agire perchè le nostre democrazie possano uscire da questa crisi sanitaria più forti e coese. Un obiettivo non banale, che riguarda direttamente tutta la comunità euro-atlantica.

Seguire la lezione offertaci dalla storia è importante per continuare a combattere il virus, facendo tesoro dei risultati fino ad oggi raggiunti, e per affrontare le prossime sfide. Proprio la storia ci dice che per il loro impatto epidemie e pandemie possono avere effetti anche di medio e lungo termine, che vanno affrontati con determinzione e che, se combinati per esempio con altri eventi di tipo ambientale, possono amplificare i propri effetti socio-economici e produrre forme di instabilità. Il Trecento, per esempio, fu un’epoca di grande trasformazione, e crisi, anche per il combinato disposto di pestilenze, cambiamenti climatici e guerre che impattarono pesantemente sulle popolazioni del tempo.  

Guardando al presente, questa pandemia, esplosa in’epoca in cui non mancano anche altre diverse forme di minaccia alla sicurezza globale, sembra aver accelerato processi di trasformazione della nostra società, soprattutto in alcuni aspetti fondamentali come le relazioni sociali o il lavoro, e potrebbe condizionare nei prossimi anni le scelte economiche degli stati e favorire una possibile accelerazione della competizione geopolitica tra potenze. Una competizione che si è misurata non a caso anche nel campo della sicurezza sanitaria, e interessa direttamente il futuro della democrazia nei paesi occidentali.

Le democrazie hanno saputo affrontare con coraggio questa situazione di emergenza, nonostante le difficoltà, sia interne che internazionali, riuscendo a non esserne travolte. Non era scontato, soprattutto dopo i primi mesi di crisi, in cui tra disinformazione e insicurezza, potevano prodursi nuove tensioni sociali e crisi istituzionali. Purtroppo non siamo ancora fuori dai rischi e la fase che stiamo attraversando, in questo periodo, interessa direttamente il futuro delle istituzioni democratiche e della politica.

Il valore rappresentato, nell’affrontare l’emergenza, dalla ricerca scientifica, dalla libertà di informazione, dalla sanità pubblica e dai regimi politici rappresentativi, hanno garantito alle democrazie, contrariamente alle autocrazie, di affrontare questa dura prova con risultati in molti settori migliori. Ora è il momento di passare ad una più forte azione globale, guidata dai paesi occidentali, non solo per fronteggiare il virus in tutto il mondo. Perchè l’esperienza acquisita in questi anni può permettere ai paesi democratici e occidentali di rafforzarsi e affrontare le prossime sfide, presenti e future, e le minacce emergenti (a livello sanitario, climatico, militare ed economico) mettendo in campo subito un progetto unitario comune nei settori strategici per il futuro, guardando a quello che può essere il mondo post-covid.

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