Afghanistan: la visita di Guerini a Kabul, il ruolo dell’Italia e la NATO

Nei giorni scorsi il Ministro della Difesa Lorenzo Guerini si è recato in visita ufficiale in Afghanistan. Il futuro della missione NATO, a cui partecipa l’Italia con un ruolo di primo piano, sarà uno dei temi di cui l’Alleanza potrebbe discutere nei prossimi mesi.

Il 2021 potrebbe essere un anno importante per il futuro dell’Afghanistan e anche della presenza degli Alleati nel paese. La NATO infatti, presente nel paese con la missione Resolute Support, potrebbe decidere nel corso delle prossime riunioni di vertice  in programma questo anno il futuro della missione, che coinvolge anche un importante contingente italiano. Una decisione che potrebbe dipendere anche dall’evolversi, sempre nel corso dei prossimi mesi, sia della situazione sul campo che del processo di pace in atto.

Il Ministro della Difesa italiano, Lorenzo Guerini, proprio recentemente è rientrato da una importante visita ufficiale in Afghanistan, in cui ha potuto incontrare le massime autorità istituzionali afghane, a Kabul. Nell’occasione della visita, Guerini ha potuto spendere parole di sostegno verso il paese, ribandendo l’importanza dei risultati conseguiti in questi 20 anni e esprimendo una netta di condanna di ogni atto di violenza, e ha anche confermato la volontà italiana di partecipare “insieme agli Alleati della NATO al dibattito sul futuro della Missione in rapporto allo sviluppo del negoziato di Doha”.

Certamente il tema del futuro della presenza alleata in Afghanistan è tema di grande rilevanza sul piano politico e strategico. La questione del rientro dei militari americani, tema caro alla precedente amministrazione Trump che aveva anche avviato un primo ritiro di una parte del suo contingente, insieme all’eventuale rientro anche degli altri contingenti NATO, esiste da tempo, non solo in ambito alleato, anche con punti di vista diversi tra gli esperti. Quella del futuro della missione afghana, anche a livello NATO, sarà una delle questioni su cui nei prossimi mesi probabilmente verrà affrontata una discussione per definirne eventuali prospettive, soprattutto alla luce di come nel paese la situazione politica, e militare, potrà evolvere. Indubbiamente nel corso degli ultimi mesi non sono mancati episodi di violenza e attentati e restano parti del territorio ancora esposte alla violenza o a rischio, a causa delle numerose tensioni e rivalità che attraversano questo complesso paese. Non a caso vi sono state anche alcune prese di posizione, nel paese, contro un eventuale ritiro occidentale: la tensione soprattutto a livello interno è ancora alta, mentre si segue con attenzione le decisioni che potranno maturare attraverso i colloqui di pace.

Nella complessità della situazione sul campo, la presenza NATO, e proprio nel suo contesto anche quella italiana, sono infatti ancora oggi una garanzia solida per la sicurezza nel paese e per le istituzioni afghane, in questo delicato momento storico. L’Alleanza ha sempre ribadito, nel corso degli ultimi mesi soprattutto, che la decisione sul futuro della missione sarà presa dagli alleati insieme, in comune accordo. Posizione peraltro confermata proprio dal ministro della Difesa Guerini, nella sua visita a Kabul e nel suo recente colloquio telefonico con Stoltenberg.

L’Italia sostiene da tempo gli sforzi del paese e delle sue istituzioni, con uno sforzo significativo di presenza e impegno nella missione, e confida anche in una soluzione politica alla guerra attraverso il processo di pace. Del resto l’Afghanistan è un paese in guerra da 40 anni, dai tempi dell’invasione sovietica del 1979 e non ha mai sostanzialmente conosciuto una pace stabile nel corso del tempo. Prima coinvolto nella guerra di liberazione antisovietica, poi ostaggio di una lunga guerra civile tra le diverse fazioni che avevano vinto la guerra contro i Russi, e infine sottomesso in larga parte dal regime dei Talebani, durante gli anni novanta. In quello stesso periodo, il paese divenne anche la base logistica per l’organizzazione terroristica comandata da Osama Bin Laden, Al Qaeda, che proprio dall’Afghanistan comandò gli attacchi contro New York e Washington dell’11 settembre 2001. Dopo gli attacchi terroristici seguì una guerra, contro il regime talebano, e la liberazione del paese, con l’intervento americano, a cui fecero seguito le diverse missioni NATO presenti nel paese, da ISAF a Resolute Support di oggi, missione non più di combattimento ma di assistenza, consulenza e addestramento delle forze di sicurezza afghane.

Dall’inizio dell’intervento e della missione in Afghanistan sono passati quasi venti anni, nei quali la presenza americana e degli alleati è andata progressivamente diminuendo mentre si cercava di sostenere il processo di stabilizzazione e di consolidamento delle istituzioni nel paese. Nel corso di questi anni sono stati fatti anche dei passi in avanti, soprattutto sul fronte politico e civile, per esempio sul fronte dei diritti delle minoranze o delle donne, su cui oggi una considerevole parte della popolazione, ma anche le istituzioni nazionali e internazionali, non sono disposti a fare concessioni. Ma restano numerosi problemi in questo paese poverissimo, e ancora così esposto a tensioni, rivalità, divergenze interne dove i Talebani, coinvolti nel processo di pace e nel confronto con le autorità governative, mantengono una forte presenza in alcune parti del territorio.   Permane, ancora, come testimoniato anche dalle cronache recenti, una situazione di forte instabilità, soprattutto in alcune zone del territorio, con gruppi terroristici come la fazione locale dello Stato Islamico e la stessa Al Qaeda, ancora presenti in alcune aree. Certamente l’Afghanistan, come di frequente in passato durante la sua lunga storia, resta un crocevia strategico, per numerosi motivi, nella regione, un punto di incrocio tra il subcontinente indiano, il Medio Oriente, il mondo post-sovietico e la regione della Cina.  Anche per questo la sua stabilità è fondamentale, sia per i paesi della regione che per la sicurezza internazionale.

In questi giorni il Ministro Guerini ha avuto modo di discutere del futuro della missione con il segretario Generale della NATO, in un colloquio telefonico. Guerini, cnella sua recente visita nel paese ha anche partecipato all’avvicendamento al comando del Train Advice Assist Command West (TAAC-W), Comando NATO a guida italiana della missione tra la Multinational Land Force su base Brigata alpina “Julia” e la Brigata paracadutisti “Folgore” ad Herat.

L’Italia infatti ha dato in questi 20 anni un contributo fondamentale al paese, attraverso la sua partecipazione alla missione NATO, contribuendo nella regione di competenza, allo sviluppo con progetti nel campo infrastrutturale, culturale ed economico. In questo momento due italiani ricoprono anche ruoli di primo piamo nel paese in ambito atlantico, con il Generale Zanelli, Vicecomandante della Missione Resolute Support e il Senior Civilian Representative della NATO in Afghanistan, l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo.  

Il processo di pace resta al momento una grande speranza, e una possibilità per tentare la complessa via della soluzione politica. Ma è evidente che tutt’ora la presenza degli Alleati è una garanzia di stabilità nel paese e il ruolo che l’Italia sta continuando a rivestire, nel quadro degli impegni concordati con gli Alleati, resta di primaria importanza.


Immagine tratta dal sito Difesa.it

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