Italia: alleanze geopolitiche e partners economici

Pubblichiamo un’analisi economica di Domenico Bevere dedicata agli scambi commerciali del nostro paese con i suoi principali partners e con i paesi del G7

A pochi giorni dalla visita del presidente cinese Xi Jinping, terminata con la firma del Memorandum of Understanding per il Belt and Road Initiative, ossia il piano infrastrutturale e di investimento che interesserà i collegamenti tra la Cina e 67 Paesi tra Africa, Asia ed Europa e che rappresenta il 70% della popolazione mondiale e il 40% del PIL, l’Italia è diventata ufficialmente il primo Paese del G7 ad aderire al progetto di espansione infrastrutturale, economico e politico cinese.

La nuova strategia globale della Cina, tesa a rafforzare i corridoi marittimi e terrestri per raggiungere l’Europa, trova nell’Italia l’approdo storico e geograficamente naturale, alla luce del fatto che il 60% degli scambi europei con la Cina avviene via mare. Attualmente l’Italia rappresenta il terzo importatore a livello europeo della Cina – dopo Germania e Francia – e quarto esportatore –dopo Germania, Regno Unito e Francia.

La Nuova Via della Seta può essere, per tale motivo, una opportunità per l’Italia ma, come per tutte le opportunità, il piano di investimento presenta anche delle trappole, delle insidie e dei moniti. Una leggerezza, quella italiana, considerato il recente invito pervenuto dal portavoce del National Security Council statunitense e rivolto a tutti gli alleati e partner “a fare pressioni sulla Cina per allineare gli sforzi di investimento globale agli standard internazionali”. Non solo, l’adesione alla BRI dell’Italia lancia un messaggio politico in un momento storico in cui gli Stati Uniti considerano la Cina un avversario strategico.

Al di là degli obiettivi dichiarati, molti nostri partner commerciali – Paesi del G7 in primis – vi intravedono altre finalità, ed in particolare hanno descritto la firma del MoU come un “danno reputazionale globale” per il nostro Paese, nonché un’importante leva economica cinese verso l’Unione Europea in chiave geopolitica. Le istituzioni europee hanno infatti paura che gli investimenti cinesi vadano a danneggiare l’Unione Europea attraverso una vera e propria politica di divide ed impera.

Focalizzando l’attenzione sui principali partner economici dell’Italia (v. Tabella 1), vi è di seguito un’analisi utile alla valutazione della politica commerciale italiana, con particolare riferimento a quella con i Paesi del patto atlantico, alla luce del recente clima politico internazionale caratterizzato da squilibri e ritorsioni economiche.

Tabella 1: I 20 Paesi più rilevanti per l’economia italiana, Centro Studi Confindustria

STATI UNITI

Attualmente, il Paese che risulta essere più rilevante da un punto di vista geoeconomico sono gli Stati Uniti, con cui l’Italia ha stretto un legame fondato su sei pilastri: i) legami finanziari; ii) interscambio commerciale; iii) flussi di investimenti diretti esteri; iv) importazione di idrocarburi; v) cooperazione in ambito tecnologico; vi) crescita del mercato di destinazione.

L’export italiano verso gli Stati Uniti nel 2017 è stato pari a 40,43 miliardi di euro, cioè il +9,6% rispetto all’anno precedente. Molto più distante è invece il dato dell’import statunitense, con 15 miliardi verso l’Italia ed una variazione del +7,8% rispetto l’anno precedente. Il manifatturiero italiano risulta ben radicato nel mercato statunitense, rappresentando il primo mercato extra europeo delle merci italiane e terzo in assoluto.

Infine, data la nostra eterna fragilità dovuta in parte al debito pubblico ed in parte alle alleanze geopolitiche che nel tempo mutuano e si sgretolano, l’unica certezza in chiave economica e politica pervenuta nel tempo è rappresentata dagli Stati Uniti seppur guardiamo con interesse e preoccupazione all’Oriente come alternativa geopolitica.

GERMANIA

Per quanto concerne la Germania, secondo quanto riportato da Eurostat, l’export italiano nel 2017 è stato pari a 56,04 miliardi di euro, il 12,5% del totale, confermandosi come principale partner commerciale dell’Italia.

Da metà 2017 la Germania, in seguito all’introduzione di nuove normative sulle auto e la frenata delle importazioni da parte delle Cina ha subito un rilevante blocco delle attività nel settore automotive, che si è trasmesso al resto dell’economia e, dati gli stretti legami, anche sull’attività dell’industria italiana (-2,2% dell’export).

L’economia italiana è interconnessa all’economia tedesca (v. Grafico 1), in particolare nelle fasi più a monte quella italiana, specializzata nelle forniture di semilavorati e componenti, e più a valle quella tedesca, da sempre più vicina agli acquirenti di beni finali.

Grafico 1: Esportazioni italiane e tedesche a confronto, elaborazioni CSC su dati ISTAT, Destatis.

L’industria manifatturiera italiana si conferma sempre più radicata nel mercato tedesco grazie all’eccellenza nella produzione di componenti auto, fortemente integrate nelle catene globali del valore ed in linea con quello dei principali Paesi EU. Sul versante delle esportazioni, l’Italia nel 2017 si è confermata in prima posizione nella classifica dei principali Paesi fornitori del mercato tedesco, con un volume di 65,76 miliardi di euro e una quota di 16,3% del totale.

La Germania, seppur non abbia firmato l’adesione alla BRI, è da diversi anni insediata nel mercato cinese, ed in particolare in quello automobilistico, con un interscambio commerciale pari a 179 miliardi di euro, potendo contare sulla presenza del terminale della rotta terrestre della Nuova Via della Seta a Duisburg, ove transitano l’80% dei treni cinesi diretti in Europa.

FRANCIA

Le relazioni tra Italia e Francia, seppur entrambe stiano sperimentando ampi mutamenti politici interni che necessariamente influenzano la loro politica internazionale, sono ben salde e fortemente concentrate in campo finanziario. In particolare, il settore in cui gli investitori francesi sono maggiormente presenti in Italia è quello dei servizi bancari ed assicurativi, con il 12,7% delle imprese italiane a partecipazione francese (1700 imprese e 274 mila occupati). Nel 2017, secondo i dati Eurostat, gli scambi commerciali tra i due Paesi sono stati pari a 76,6 miliardi di euro: di questi 46,33 miliardi esportati e 35,07 miliardi importati. Le importazioni italiane sono guidate dai settori dell’automotive, della meccanica e dell’elettronica; dal lato esportazioni, invece, l’Italia importa dalla Francia autovetture, materie plastiche e meccaniche.

Diversamente dall’Italia, il presidente Macron ha gestito in maniera ponderata la visita di Xi Jinping, firmando accordi economici molto più concreti a favore della Francia (commessa da 30 miliardi per Airbus) ed il tutto restando unito alla cancelliera tedesca Merkel e al presidente della Commissione Europea Juncker così da rinforzare e mantenere alta la necessità di un approccio europeo coordinato.

GIAPPONE

Il Giappone rappresenta il sesto partner commerciale dell’Italia al di fuori dall’UE, con un interscambio valutato intorno ali 11 miliardi di euro.

Attualmente, secondo le stime della Commissione Europea, 15.000 sono le aziende italiane che esportano verso il Giappone, con 88.000 posti di lavoro direttamente riconducibili a tale relazione commerciale. Nello specifico, verso il Giappone abbiamo avuto nel 2017 un export pari a 6,55 miliardi di euro ed un import di 4,4 miliardi con un attivo commerciale del +23% rispetto l’anno precedente. In Europa meglio di noi risulta essere solo la Germania con 19,9 miliardi di export e 3,9 miliardi  di surplus.

In seguito all’accordo siglato tra UE e Giappone, l’Italia prevede un effetto positivo sulle esportazioni grazie al sistema di tutele dei prodotti tipici e all’abbattimento delle barriere tariffarie per quanto riguarda il settore agroalimentare.

REGNO UNITO

Le relazioni economiche Italia-UK sono da sempre ben consolidate e diversificate, con una specializzazione nelle attività finanziarie che rappresentano uno dei cardini nei rapporti economici-bilaterali tra i due Paesi.

L’export italiano verso il Regno Unito è stato pari a 23,18 miliardi di euro nel 2017, rappresentando la quarta destinazione a livello mondiale per l’esportazione de Made in Italy. L’import, invece, ha registrato un valore pari a 11,53 miliardi di euro ed in particolare nel settore automotive e abbigliamento. Per quanto concerne gli investimenti diretti esteri, l’Italia ha recuperato posizioni nella classifica dei Paesi europei che hanno maggiormente investito in UK, concentrandosi nei settori energetico, difesa e ingegneria della precisione (automobilistico e aerospaziale).

Infine, rimane incertezza sulle ripercussioni che seguiranno per le imprese italiane alle decisioni del Regno Unito in merito alla Brexit.

CANADA

Ormai da anni, l’Italia risulta essere un dei primi 10 fornitori del Canada (8° posto) ed il terzo fornitore europeo dopo la Germania e Regno Unito, con esportazioni del valore di 3,93 miliardi di euro. I settori maggiormente coinvolti sono: macchinari (818,5 mln), bevande e cibo (395,6mln), alimentari (390,3 mln), mezzi di trasporto (286,7 mln) ed abbigliamento (218,6 mln). Le importazioni, invece, hanno registrato un aumento del +2,6% rispetto l’anno precedente e un valore di 1,55 miliardi di euro, in netta crescita dal 2009 e concentrate su bevande ed alcolici, prodotti alimentari e petroliferi.

Infine, con l’implementazione del CETA l’Italia ha beneficiato delle aperture previste dall’accordo, sia in ambito commerciale che di investimenti, mantenendo la bilancia commerciale a suo favore. Un successo, considerato il trend degli scambi del Canada con gli altri Paesi europei, alla luce, anche, dell’economia canadese fortemente integrata con quella degli Stati Uniti (76% delle esportazioni).

Domenico Bevere è dottore magistrale in Economia Aziendale. Ha conseguito: presso l’Università degli Studi di Firenze il Master in Intelligence e Sicurezza Nazionale con una tesi avente ad oggetto il Finanziamento al Terrorismo e, presso la LUISS Guido Carli, un Executive Master  in Affari Strategici con tesi sulle Catene Globali del Valore ed Interesse Economico Nazionale.

Fonti

http://appsso.eurostat.ec.europa.eu/nui/show.do?query=BOOKMARK_DS-016890_QID_-7DA47D2A_UID_-3F171EB0&layout=PERIOD,L,X,0;REPORTER,L,Y,0;PARTNER,L,Z,0;PRODUCT,C,Z,1;FLOW,L,Z,2;INDICATORS,C,Z,3;&zSelection=DS-016890FLOW,2;DS-016890PARTNER,FR;DS-016890PRODUCT,TOTAL;DS-016890INDICATORS,VALUE_IN_EUROS;&rankName1=PARTNER_1_2_-1_2&rankName2=INDICATORS_1_2_-1_2&rankName3=FLOW_1_2_-1_2&rankName4=PRODUCT_1_2_-1_2&rankName5=PERIOD_1_0_0_0&rankName6=REPORTER_1_0_0_1&sortR=ASC_-1_FIRST&sortC=ASC_-1_FIRST&rStp=&cStp=&rDCh=&cDCh=&rDM=true&cDM=true&footnes=false&empty=false&wai=false&time_mode=NONE&time_most_recent=false&lang=EN&cfo=%23%23%23%2C%23%23%23.%23%23%23

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/europa/Francia_22_01_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/europa/Germania_10_01_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/europa/Italia_26_03_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/america/Canada_13_03_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/america/Stati_Uniti_20_03_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/asia/Giappone_27_03_2019.pdf

https://www.mise.gov.it/images/stories/commercio_internazionale/osservatorio_commercio_internazionale/schede_paese/asia/Cina_28_03_2019.pdf

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *