Verso le stelle. Quali missioni spaziali ci attendono nei prossimi mesi

Chiuso un anno come il 2020, quali appuntamenti ci aspettano, nella corsa allo spazio, per l’anno in corso? Ne parla Marco Tesei in questa analisi

E’ innegabile come per l’industria spaziale il 2020 sia stato un anno particolarmente significativo, sia dal punto di vista dei risultati raggiunti che del supporto mediatico concesso alle missioni intraprese. L’immagine simbolo dell’anno trascorso è probabilmente il Crew Dragon di SpaceX che, con la sua capsula di nuova generazione – paragonata ai “sarcofagi” angusti e bui a cui eravamo abituati, sembra più una confortevole sala PC in un appartamento di lusso – porta due astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale. L’evento ha definitivamente consacrato, soprattutto a livello mediatico, l’ingresso dei privati nel settore dei servizi spaziali con equipaggio e il 2021 si configura, almeno dal punto di vista degli Stati Uniti, come una naturale prosecuzione del percorso intrapreso.

E’ un caso che la consacrazione dei privati in un settore pionieristico (e quindi innegabilmente “romantico”) come quello spaziale, coincida con un rilancio dell’appeal mediatico per le stelle? Probabilmente no. La sensibilità per il marketing, spesso sconosciuta negli uffici degli enti pubblici, diventa critica per una società quotata in borsa che deve anche rispondere della propria immagine presso gli investitori, istituzionali e non. SpaceX ad esempio nel corso degli ultimi anni ha fatto atterrare in maniera sincronizzata due vettori in fase di rientro – il sincronismo era probabilmente marketing, ma per il resto si tratta di progresso scientifico ai massimi livelli – e ha spedito nello spazio una Tesla. Quale può essere la naturale evoluzione mediatica per un approccio così rampante? Ovviamente mandare Tom Cruise in orbita.

Ebbene sì, nel 2021 la missione SpaceX AX-1 manderà Tom Cruise sulla Stazione Spaziale Internazionale. Per ragioni di completezza va segnalato che nella stessa missione andrà nello spazio anche un secondo civile – i civili nello spazio non sono proprio una novità, ma l’impatto mediatico è evidente – che risponde al nome di Doug Liman (regista di Bourne Identity, ironia della sorte il grande concorrente della serie Mission Impossible con Tom Cruise nel decennio scorso). Turismo spaziale? Assolutamente no. I due saranno sulla ISS per girare alcune scene di un film. Altro che effetti speciali.

Seguendo il filone del rapporto tra le conquiste spaziali e la “mediaticità” dell’evento, cosa altro può offrire il 2021? Restando negli Stati Uniti la Boeing, altro contractor della NASA, dopo i ritardi dovuti al fallimento dei test nel 2019, dovrebbe mandare i primi cosmonauti in orbita entro l’anno. Dopo anni segnati da problemi e non solo nel comparto spaziale (basti pensare al tristemente noto 737Max) la Boeing sì, ha un gran bisogno di rilanciare la propria immagine.

Ancora: Astrobotic Technology con il suo lander Peregrine dovrebbe essere la prima azienda privata ad atterrare sulla Luna. La missione è inquadrata nel programma Artemis della NASA e legata a riportare l’uomo sulla Luna entro il 2024, stavolta in maniera “permanente”. Nello specifico il lander Peregrine (nome azzeccato) avrà il compito di portare sulla Luna materiale utile per la futura costruzione della base permanente. Per quanto non sia l’unica iniziativa legata al programma Artemis prevista per il 2021, Peregrine merita una menzione speciale perché, in un mondo dominato dalle mega-corporation, Astrobotic conta al 2020 soli 72 dipendenti con neanche 13 milioni di dollari di fatturato. Numeri a quanto pare sufficienti, oggi, per arrivare sulla Luna.

Ecco, la Luna. Nell’attesa di arrivare su Marte (ma ci vorrà qualche anno), sarà proprio la Luna la protagonista della corsa allo spazio nel 2021. Il decennio appena concluso ha visto i primi approcci al il nostro satellite da parte di Cina, India, Israele ed Emirati Arabi. Il 2021 segnerà il rientro della Russia, che vanta con la Luna un rapporto antico e glorioso. Per primi i russi hanno “tentato l’approccio” – Lunnik-2 si schianta sulla superficie, va detto che era effettivamente lo scopo della missione – e per primi sono riusciti ad effettuare un atterraggio morbido (Lunnik-9) mandando sulla terra le prime foto dal suolo lunare. L’ultima missione sulla Luna da parte della Russia (all’epoca ovviamente URSS) fu Lunnik-24, datata addirittura 1976. Assolutamente romantica (e quindi apprezzabile) appare quindi la scelta di Roscosmos – all’epoca di Lunnik-24 l’agenzia spaziale russa non aveva neanche un nome, tanto era segreta – di riprendere la vecchia numerazione proponendo per il 2021, a distanza di 45 anni, il Lunnik-25. Atterraggio previsto sul suolo lunare per ottobre prossimo.

Sempre ad ottobre poi dovrebbe essere lanciato il telescopio spaziale James Webb, dal nome del direttore della NASA durante i gloriosi programmi Mercury ed Apollo. Il James Webb è il “successore spirituale” della sonda spaziale che, a mio avviso, ha gettato fin dagli anni ‘90 le basi per il rilancio mediatico (e non solo) dello Spazio. Mi perdoneranno i cosmologi e gli astrofisici, che sicuramente avranno già capito a cosa mi riferisco, se antepongo il rilancio mediatico – che dopotutto è tema dell’articolo – al resto. Sarei però imperdonabile se non accennassi al fatto che in quel “e non solo” ci sono trent’anni (compiuti proprio nel 2020) di incredibili scoperte scientifiche, di tecnologia ai massimi livelli, di sfide superate (lo “specchio imperfetto”) e (mi perdoneranno di nuovo, ma si scherza) di incredibili immagini ottime anche come sfondi per il desktop del PC. Insomma il telescopio spaziale Hubble meriterebbe di certo un articolo a parte. A proposito di impatto mediatico: se siete curiosi di scoprire cosa ha fotografato Hubble nel giorno del vostro compleanno, c’è una pagina dedicata nel sito della NASA. Si può ovviamente anche decidere di condividere la foto sui social; mi raccomando l’hashtag #hubble30.

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