Dalla guerra mondiale alla conquista dello spazio.

Storia e consacrazione dell’aeronautica e della missilistica nel Novecento, dalle guerre mondiali alle missioni per la conquista dello spazio. Simboli, protagonisti, conquiste.

La Prima Guerra Mondiale ha visto la consacrazione dell’aviazione come fattore determinante nello scacchiere bellico. Tendenzialmente ogni “consacrazione” prevede due argomenti a corredo: una teoria lungimirante alla base ed uno o più simboli legati a ciò che si va a consacrare. L’aviazione, intesa come fattore bellico, abbonda sia di teorici lungimiranti che di simboli correlati: in un’epoca in cui l’Europa era il centro del mondo ed i nazionalismi impedivano qualsiasi attività di condivisione ideologica – figurarsi dei simboli legati al contesto bellico – accadde così che ogni stato glorificò “i suoi”, con inevitabile proliferazione in termini numerici.

L’Inghilterra ad esempio menziona Hugh Trenchard, teorico della guerra aerea, e Mick Mannock, asso dell’aviazione con 73 abbattimenti accreditati. Gli Stati Uniti individuano in Eddie Rickenbacker l’asso dell’aviazione – non molti abbattimenti in verità, sarebbe diventato ben più famoso come imprenditore alla fine della guerra – e nel Generale Billy Mitchell il teorico, di nuovo, della guerra aerea. I francesi lanciano “nella mischia” René Fonck che tuttavia, pur con i suoi 75 abbattimenti confermati, nulla può in termini di popolarità se paragonato al Barone Rosso (80, record). Gli italiani non hanno nulla da invidiare alla concorrenza straniera: al netto di quel Francesco Baracca salito a celebrità postuma grazie alla propaganda fascista, Giulio Douhet è stato uno dei massimi teorici della guerra aerea e con il suo “Il dominio dell’aria” – pubblicato nel 1922 – influenzò e continua ad influenzare gli studiosi di tutto il mondo.

Nel settembre di ottanta anni fa cominciava poi quella che sarebbe diventata la “Seconda Guerra Mondiale”. Altra consacrazione: la missilistica per le attività di bombardamento, fino a quel momento prerogativa dell’aviazione. In questo caso però, a dispetto della propaganda e dei campanilismi di ciascuno stato, tutte le teorie e tutti i simboli si sintetizzano naturalmente in un solo uomo: Wernher Magnus Maximilian von Braun: aristocratico tedesco, ingegnere, genio indiscutibile ed universalmente riconosciuto come il padre della missilistica moderna. Senza addentrarsi troppo in dettagli biografici o agiografici, Wernher von Braun lavora alla sua tesi di dottorato sui razzi quando il Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori sale al potere e la missilistica – non menzionata tra le attività inibite alla Germania nel trattato di Versailles – entra con prepotenza nell’agenda nazionale focalizzata al riarmo.

Allo scoppio della guerra Von Braun viene poi “caldamente invitato” ad aderire alle SS – accetterà a patto di non occuparsi di politica, userà raramente la divisa – e verrà poi addirittura arrestato dalla Gestapo per presunti crimini contro lo stato; Himmler lo additerà addirittura come sabotatore comunista. Tuttavia nonostante l’arresto, la dubbia fama e le accuse pesanti, Von Braun verrà messo a capo di uno dei progetti strategici più onerosi della Germania nazista, impegnata a vincere la guerra: il suo genio era semplicemente indispensabile ed i nazisti lo sapevano.

Da Peenemunde, tranquillo villaggio sul Baltico, Von Braun avrà modo di finalizzare i progetti per i missili V2, nati da una sua idea del 1932. Con 13.5 tonnellate di peso, 14m di altezza, gittata di 360Km e 800kg di esplosivo, il V2 – versione Aggregat 4 (A-4) – diventerà tristemente noto come l’arma che bombardò l’Inghilterra nel 1944. Il primo bombardamento balistico della storia. Novemila inutili vittime, nonostante il destino della guerra fosse ormai segnato.

Sarà poi premura dei servizi segreti dei paesi vincitori spartirsi gli Aggregat 4 rimasti a terra: i programmi missilistici di tutte le potenze mondiali partiranno da quella spartizione. Sarà un V2 che nel 1946 produrrà le prime immagini della Terra dallo spazio: svuotato dell’esplosivo ed equipaggiato con una telecamera da 35mm, scatterà fotografie da 105Km di quota. Il primo missile balistico americano a medio raggio – il PGM-11 Redstone, primo lancio nel 1953 – è di fatto un fratello minore del V2. Il russo R-1 è una copia esatta del V2. Figlio del R-1 sarà il leggendario R-7 “Semyorka” che porterà prima lo Sputnik e poi Jurij Gagarin nello spazio.

Va puntualizzato che gli americani andranno ben oltre la spartizione degli Aggregat 4: con l’operazione Paperclip lo stesso Wernher Von Braun (e circa 500 scienziati tedeschi) si consegna agli Stati Uniti. La storia si ripete: sebbene inviso dall’opinione pubblica – in Inghilterra risulta ancora criminale di guerra – gli Stati Uniti, scossi dal lancio dello Sputnik, gli affidano le chiavi della corsa allo spazio. E’ il 1958 e gli Stati Uniti mandano in orbita l’Explorer-1 con il lanciatore Jupiter-C: è l’inizio del programma spaziale americano. Il Jupiter-C è progettato, ovviamente, da Wernher von Braun. Sarà ancora con lui, dal Marshall Space Flight Center di Huntsville (Alabama) a dare il via al Progetto Saturn che, parallelamente al programma Apollo, porterà il primo uomo sulla Luna nel 1969.

Marco Tesei

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