Come negli USA l’emergenza Covid-19 sta influendo sul confronto politico

Con l’aggravarsi dell’emergenza Coronavirus primarie e campagna elettorale sospese negli States. Trump intanto cresce nei sondaggi, ma l’emergenza non diminuisce. Il punto per la nostra rubrica USA2020

Gli Stati Uniti hanno stabilito ormai da alcuni giorni il triste primato di essere diventati il paese con il numero ufficiale più alto di persone contagiate dal Coronavirus, 265 mila circa a oggi, e anche di aver avuto il maggior numero di morti in un solo giorno, 1169. 

Per ora i decessi negli USA nel complesso sono circa 6000, ma l’aumento esponenziale dei contagi, registrato negli ultimi giorni in molti stati, purtroppo fa temere che anche questo dato potrà aumentare nei prossimi giorni. In particolare lo stato di New York è il più colpito dalla pandemia. Le autorità statali si battono da giorni contro la diffusione rapida del contagio mentre negli ospedale della “Grande mela” e di tutto il territorio del resto dello Stato è in corso un’autentica guerra contro il virus.

Intanto sono 37 gli stati in tutto il paese che hanno adottato misure restrittive per la circolazione e in particolare diramato l’ordine alle persone di non uscire di casa: quasi il 90 per cento della popolazione totale è ormai sottoposta a questo genere di misure, per cercare il più possibile di limitare la diffusione del contagio. Ma ovviamente oltre alle condizioni sanitarie e al numero di ammalati in aumento, l’emergenza ha già colpito pesantemente l’economia americana, a partire dai crolli della Borsa a marzo, con il rischio crescente di una recessione grave che possa abbattersi su tutto il paese e il resto del mondo, come ormai molti esperti e analisti danno per certa. Il tema è comprendere quanto potrà essere grave e lunga.

Non a caso contro i rischi e gli effetti già evidenti della crisi il Governo federale e la Fed hanno programmato interventi molto ingenti e stanziato grandi quantità di risorse, mentre Congresso e Senato hanno dato il via libera nei giorni scorsi al piano da più di 2.000 miliardi di dollari, il più grande nella storia americana, finalizzato ad aiutare individui e imprese e a fornire agli ospedali le strumentazioni mediche più urgenti e necessarie (Trump sta anche chiedendo a numerose aziende nazionali di convertire la loro produzione per produrre materiale sanitario addirittura invocando il Defence Production Act). Un piano, quello da 2000 miliardi di dollari, che è stato approvato con il consenso di tutte le parti politiche, in segno di grande unità nazionale.

Del resto la situazione socio-economica nel paese in queste ultime settimane si è particolarmente aggravata: il dato di marzo sull’andamento del mercato del lavoro statunitense e’ il peggiore dal maggio del 2009, quando fu raggiunto il picco della disoccupazione in seguito alla crisi finanziaria. Un segnale in grave controtendenza rispetto a quello che per 10 anni, dal 2010 a oggi, si era registrato. Negli ultimi giorni milioni di americani hanno fatto domanda per il sussidio di disoccupazione, e molti altri rischiano di perdere il posto di lavoro a causa di questa situazione di crisi e di stallo dell’economia nazionale. E se si ferma il motore dell’economia americana, l’impatto anche a livello globale, sommato alla crisi in Cina, può essere davvero molto pesante per tutti.

Ma l’emergenza Coronavirus ha ovviamente anche modificato i programmi dei partiti e dei candidati in corsa per le prossime elezioni, influendo sul clima politico nazionale e costringendo la sospensione della campagna elettorale per le primarie.  Tutti gli stati che dovevano infatti celebrarle ad aprile, meno uno, hanno deciso di rinviare le consultazioni, mentre con i Democratici hanno annunciato di spostare la propria convention di Milwaukee prevista nel mese di Luglio, ad Agosto. Ma su tutte le decisioni, gli appuntamenti e le scadenze elettorale domina una grande incertezza.

L’impatto della crisi ha naturalmente anche cambiato i temi del dibattito e di fatto immobilizzato anche il confronto tra i candidati, in un momento in cui tra i democratici Joe Biden era in forte ascesa e ormai prossimo a conquistare sul campo la nomination.

Donald Trump, con il ruolo assunto nel fronteggiare la crisi, la svolta impressa alla sua azione e le sue quotidiane conferenze stampa, ha riconquistato il centro della scena politica e mediatica, mettendo di fatti in ombra i suoi rivali democratici, tra i quali comunque Biden spicca sempre di più, e centralizzando su di se le attenzioni dei media nazionali, non sempre però con effetti positivi, viste anche le numerose polemiche relative ad alcune affermazioni fatte dallo stesso Presidente criticate da opinionisti ed esperti. Ma polemiche e critiche, rivolte soprattutto verso il Presidente e la sua amministrazione, avevano caratterizzato l’inizio della crisi, relativamente alla lentezza della risposta all’emergenza sanitaria.  Adesso, in realtà, con l’estendersi del contagio e l’aggravarsi dei suoi effetti, sembra che lo sforzo messo in campo dal Governo federale vada nella direzione di affrontare in maniera energica la crisi e palesi una certa consapevolezza della sua vastità, con una evidente preoccupazione sopratutto per le ricadute economiche (tanto da fare ipotizzare di limitare la chiusura delle attività economiche il meno possibile per ridurre proprio gli effetti su occupazione e produzioni).  

Indubbiamente Trump ha attirato su di se consensi e attenzione attraverso la lotta al Covid-19: questo per ora gli ha permesso di recuperare consensi e fiducia dei cittadini americani e degli elettori rispetto ai suoi avversari, Biden in particolare, che fino a poco tempo prima dell’inizio dell’emergenza erano in vantaggio su di lui nelle rilevazioni nazionali. Questo effetto di consenso non è dissimile da quello registrato fino ad ora per molti governi in altri paesi in questa fase: va capito, ed è difficile adesso dirlo con precisione, se e quanto sarà duraturo. Infatti trovandoci davanti ad una crisi diversa dalle altre, nei prossimi giorni e settimane, se la preoccupazione dovesse aumentare e i contagi non diminuire, se la situazione economica e sociale dovesse restare senza prospettive certe di miglioramento,  l’impatto sul consenso generale potrebbe produrre cambiamenti negli umori elettorali e la tendenza fino ad oggi registrata modificarsi. Il consenso per Trump al momento è in crescita e molto più alto rispetto ad alcuni mesi fa; ma la polarizzazione politica del paese resta e anche l’effetto di sostegno verso l’operato del Presidente, tipico negli Usa dei periodi di crisi o di guerra, sembrerebbe essere stato più contenuto al confronto con altri casi del passato.

Per ora la campagna elettorale è di fatto sospesa, e lo sarà ancora per un po’. Questo di sicuro aiuta  il Presidente nel mantenere la sua posizione dominante sul piano politico e comunicativo, con i suoi avversari che hanno più difficoltà ovviamente ad emergere (su Sanders, secondo alcune fonti giornalistiche, anche per questi motivi sta probabilmente continuando il tentativo di convincerlo a ritirarsi).  Il tema principale nel dibattito pubblico resta, come in tutto il mondo, l’epidemia e la drammaticità dell’emergenza, trattandosi del resto di un evento epocale. Probabilmente, da come Trump saprà affrontare la crisi nelle prossime settimane e da quanto sarà grande e pesante l’impatto sul paese, dipenderà molto anche del confronto futuro in vista delle presidenziali e delle sue possibilità di rimanere alla guida del paese. L’unica certezza a oggi è che la drammaticità della crisi ha cambiato radicalmente i termini del confronto politico e potrebbe influire sugli esiti del voto di novembre.

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