USA 2020: la sfida entra nel vivo. Da Charlotte Donald Trump rilancia la sua corsa?

Si è conclusa la Convention Repubblicana con l’investitura ufficiale di Donald Trump. Il Presidente in carica riunisce il partito e rilancia la sua sfida in vista dell 3 novembre.

Con la conclusione della Convention repubblicana e l’accettazione della candidatura a presidente di Donald Trump, si apre di fatto ufficialmente la campagna elettorale per l’elezione del Presidente degli Stati Uniti d’America. Il 3 novembre, dopo tanti mesi di primarie, dibattiti televisivi, confronti a distanza, polemiche, e soprattutto di emergenza pandemica, vedremo se sarà rieletto Donald Trump o se Joe Biden diventerà il nuovo presidente.

Nei giorni in cui il Partito Repubblicano è stato al centro della scena politica americana con la sua Convention svolta a Charlotte, in North Carolina, Donald Trump ha letteralmente dominato il palcoscenico della Convention, per tutti i giorni del suo svolgimento. Di fronte ai delegati presenti, molti meno delle migliaia di persone previste nei programmi iniziali che avrebbero dovuto benedire con un bagno di folla l’investitura di Trump come candidato del “Grand Old party”, è andato in scena una sorta di convention in versione reality, di cui il Presidente in carica, e la sua famiglia, sono stati il cuore pulsante.

Trump è intervenuto a sorpresa già il primo giorno, in maniera inusuale, infiammando i presenti, e ha continuato a essere presente nei giorni successivi, lasciando però anche ampio spazio ai suoi famigliari: alla moglie Melania, che ha tenuto un apprezzato discorso dai toni molto pacati evidentemente rivolto agli elettori più moderati, al figlio Donald Jr e poi, prima del suo intervento finale, lasciando la scena, in una sorta di investitura per il futuro, alla figlia Ivanka, apprezzatissima e applauditissima. Non sono mancati ovviamente gli interventi di altri big della sua amministrazione, come il segretario di Stato Mike Pompeo, in diretta da Gerusalemme, o di altri fedelissimi del Presidente, come l’ex Sindaco di New York Rudolph Giuliani, che ha usato toni durissimi contro i Democratici, fino ovviamente al candidato Vice Pence, protagonista della terza giornata di lavori, dedicata agli eroi americani.

Con un programmazione molto televisiva, la Convention del GOP ha rilanciato i temi cari del candidato presidente, rimbalzati di intervento in intervento, con il messaggio focalizzato su un’America più forte oggi di prima, nonostante gli eventi odierni e sulle numerose vittorie e i successi rivendicati dal presidente: dal confronto con la Cina a quelli in politica estera al rilancio della forza e del’immagine dell’America nel mondo.

In un paese attraversato dalle proteste e dagli scontri, anche in questi giorni, diviso dalle polemiche sulla gestione della pandemia e da quelle sul voto per corrispondenza, il messaggio incentrato su ordine e sicurezza è stato al centro degli interventi. La promessa dell’ordine e la legalità insieme al richiamo costante all’orgoglio nazionale e al sogno americano sono stati alcuni dei temi dominanti a cui Trump stesso, nel suo intervento conclusivo, si è riferito con forza e grande incisività. L’idea è quella di dare una sponda e cercare consenso negli elettori bianchi, non solo conservatori, intimoriti o smarriti in questi ultimi mesi, non solo dalla crisi ma anche dalle violenze urbane e dalle proteste.

Un messaggio che, soprattutto in alcune aree del paese, potrebbe anche risultare vincente in questa sfida e, soprattutto, potrebbe diventare, insieme al richiamo costante all’unità e all’orgoglio patriottico, utile per mobilitare gli elettori conservatori là dove, questa volta più di altre, potrebbe essere fondamentale: la vittoria negli stati in bilico. Ed effettivamente disordini e violenze potrebbero davvero avere un impatto sull’opinione pubblica e sulle scelte soprattutto di alcuni segmenti di elettorato.

Certamente in questi giorni, nonostante alcuni Repubblicani abbiano dato vita ad un gruppo in sostegno di Biden e alcuni big del partito, come George W. Bush, ultimo presidente repubblicano in vita e Mitt Romney, abbiano già annunciato di non votare Trump e hanno disertato la Convention, Donald Trump ha comunque dimostrato di essere riuscito a conquistare la scena del GOP, riunendo sotto la sua figura il corpo del partito ma soprattutto gli elettori repubblicani, tra i quali resta comunque molto popolare,  riuscendo così a rilanciare con un messaggio di forte unità e compattezza la sua campagna elettorale. Evidentemente Trump rappresenta anche una svolta nella storia del partito che era stato di Lincoln, Nixon o Reagan, da cui probabilmente il partito stesso, anche nei prossimi anni, difficilmente potrà tornare indietro. Inoltre sia tra coloro che lo sostengo e lo difendono che tra coloro che invece al contrario lo attaccano e lo accusano, Trump domina la scena politica americana, non solo nel suo partito, e probabilmente continuerà ad essere al centro dell’attenzione durante tutta la campagna elettorale.

Con l’accettazione delle nominations da parte di entrambi i due candidati dei partiti Democratico e Repubblicano di fatti prende avvio la campagna elettorale, e il rush finale in direzione della data del 3 novembre, quando i destini di questa lunga competizione saranno decisi dagli elettori americani. Questa volta però queste elezioni saranno probabilmente condizionate anche da altri eventi contemporanei, come la pandemia del SARS-COV2, che sta continuando a flagellare il paese anche in questi giorni. L’impatto sulla competizione elettorale del Covid e della crisi economica che ha causato, probabilmente rimangono difficilmente ponderabili e prevedibili: da ora a novembre on è chiaro le evoluzioni che questa crisi potrebbe prendere, sia sul versante economico che sanitario. Al momento però, al di là delle polemiche,  alcuni sondaggi hanno registrato un sostanziale riavvicinamento di Trump a Biden, ma più che in passato la vittoria passerà dall’affluenza al voto e dal risultato negli stati incerti. E sarà probabilmente sul piano della mobilitazione al voto e negli stati più in bilico che il confronto si farà più forte. Di certo i toni e il livello della competizione si stanno scaldando giorno per giorno: lo scambio di accuse reciproche tra i due schieramenti in questi ultimi giorni, e durante le due conventions, ha raggiunto toni molto elevati, mentre continua la polemica sul voto per corrispondenza, già al centro di un confronto istituzionale recente tra il Presidente e i democratici del Congresso.

La sfida per la Presidenza è entrata oggi nel vivo: siamo certi che nelle prossime settimane non mancheranno argomenti per continuare a raccontare quello che rimane il più importante e interessante evento politico del 2020.

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