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Joe Biden è il nuovo Presidente eletto degli Stati Uniti

Dopo l’incertezza della notte elettorale e un lungo testa a testa in molti stati, Joe Biden ha vinto la corsa presidenziale. Nella notte italiana ha pronunciato il suo primo discorso da Presidente eletto. Qualche prima valutazione sul suo risultato e sulle elezioni.

Nella notte italiana Joe Biden, insieme alla futura vicepresidente Kamala Harris, ha tenuto il suono primo discprso da Presidente eletto davanti a una folla in festa nella sua città di residenza, in Delaware, al fianco della sua famiglia. Ha parlato da presidente di tutti gli Americani e si è detto pronto a prendere in mano il paese per affrontare la sfide che ha davanti.

Con la sua elezione, arrivata ieri ufficialmente dopo la vittoria in Pennsylvania, la corsa presidenziale si è di fatto chiusa. Dopo questi ultimi giorni di incertezza che avevano lasciato il mondo col fiato sospeso in attesa del risultato arrivato ieri.

Le elezioni presidenziali si erano svolte nella giornata di martedi 3 novembre in un clima di forte competizione e grande partecipazione al voto che ha fatto segnare un risultato storico, grazie anche a oltre novanta milioni di elettori che si erano espressi via posta. Si è chiusa una lunga e faticosa campagna elettorale, tesa come forse poche altre in tempi recenti, dove Covid e polemiche, tesioni e crisi sanitaria hanno segnato il dibattito tra i candidati e i loro schieramenti.

Joe Biden sarà il futuro presidente degli Stati Uniti d’America, il 46° della loro storia, con un record di voti pari a più di 74 milioni, come mai nessuno nella storia. Donald Trump, sconfitto, per ora rifiuta di accettare la sua vittoria e annuncia attraverso i suoi legali possibili ricorsi e richieste di riconteggio. Nonostante anche lui abbia avuto un grande risultato personale in termini di voti, uscirà sconfitto, dopo il primo mandato presidenziale. Ad un Presidente eletto era successo, negli ultmi 40 anni, solo a Carter e Bush padre.

Dopo tre giorni dalla chiusura seggi Joe Biden ha potuto affermarsi nella corsa, grazie alla vittoria in Pennsylvania, suo stato di nascita, ma soprattutto uno stato che 4 anni fa vide la vittoria di Trump. Decisivo il voto per posta, contestato da Trump e dai suoi sostenitori, che ha permesso in molti stati probailmente a Biden di vincere. Addirittura al momento si potrebbero profilare alcuni risultati importanti e storici, in stati come l’Arizona e la Georgia, storicamente repubblicani, contesti sul filo di lana e che potrebbero aver cambiato orientamento elettorale. L’ultimo candidato democratico a vincere in Arizona era stato Bill Clinton nel 1996.  

Il Midwest,  che 4 anni fa decretò la vittoria di Trump, questa volta ha scelto Biden. Probabilmente un fatto non secondario.  Ma la lunga attesa, derivante dagli ultimi scrutini, hanno tenuto col fiato sospeso tutto il paese e potrebbero alimentare ancora nuove polemiche  e proteste dopo quelle dei giorni scorsi. Nelle ore e nei giorni di attesa, precedenti il risultato finale, non erano mancate manifestazioni in molte città a sostegno di uno o dell’altro candidato, ma ieri dopo la notizia della vittoria ormai certa di Biden nel paese si sono prodotte numerose feste di piazza, con una reazione spontanea e popolare mai vista in tempi recenti. Migliaia di persone da New York alla California dal Delaware al Midwest sono scesi per strada per festeggiare pacificamente la vittoria di Joe Biden.

Nella notte elettorale e nelle ore successive al voto, Biden aveva tenuto un atteggiamento e pronunciato parole da presidente in pectore dicendosi sempre fiducioso della vittoria finale, invitando alla pazienza i propri sostenitori. Trump aveva annunciato ricorsi legali. Adesso però in molti aspettano una sua mossa e cercano di capire cosa farà, anche se nel partito repubblicano non tutti potrebbero volerlo seguire se deciderà di continuare in un muro contro muro e in una lunga battaglia legale.

Intanto mentre il mondo ieri ha salutato l’elezione di Joe Biden e si è complimentato con lui e con la prima donna che sarà suo vicepresidente, si possono fare delle prime rapide valutazione su questo risultato storico.

Di sicuro un primo elemento rilevante è stata ovviamente la grande affermazione di Joe Biden, considerato da molti, erroneamente, un candidato debole o poco carismatico, ma che invece è riuscito a conquistare una vittoria storica sotto molti punti di vista, dopo aver vinto le primarie democratiche, con un programma fondato su lavoro, diritti, sanità e ambiente. Ma oltre al risultato eccezionale di Biden, va rilevata anche la rimonta finale di Trump, che come 4 anni fa era stato dato come probabile sconfitto nella gran parte dei sondaggi, che invece è stato protagonista di una vera rimonta negli ultimi giorni di campagna elettorale. Probabilmente ancora una volta Trump è stato sottovalutato, ma il suo risultato finale conferma che il suo consenso era ed è molto più forte e diffuso nel paese di quanto stimato, soprattutto nelle aree rurali. Infatti l’altro dato che salta subito agli occhi, su cui sarà utile una riflessione nei prossimi giorni, è la forte distinzione nei risulttai tra le aree urbane, tendenzialmente a favore di Biden, e le aree più rurali. In alcuni casi questa distinzione ha dati davvero clamorosi.

Questa valutazione sulla mobilitazione dei rispettivi elettorati ci porta all’altro tema evidenziato dal risultato: la grande polarizzazione del voto americano, che rappresenta un paese diviso e molto differenziato al suo interno. Un tema segnalato da tempo nei sondaggi e probabilmente precedente anche a questa tornata elettorale. Una polarizzazione che potrebbe continuare anche dopo il voto e di cui, il nuovo presidente eletto sembra consapevole, tanto da aver annunciato come suo primo obiettivo quello di curare e riunire il paese oggi molto diviso. Biden sembra aver chiaro il tema e volerlo affrontare, cercando di moderare i toni e di rivolgendosi da subito alla parte più moderata dei repubblicani e degli elettori di Trump. Del resto, dovrà governare con un Senato diviso a metà in cui il GOP pesa moltissimo, e per forza di cose dovrà costruire anche con i Repubblicani eletti un canale di comunicazione. Ma per riunire il paese dopo anni di tensioni e divisione dovrà anche parlare anche agli elettori repubblicani, necessariamente. Allo stesso tempo, dovrà continuare a tenere unito il Partito Democratico, diviso tra le sue due anime, quella radicale e quella più moderata. E non sarà semplice. In un paese così polarizzato, in una politica attraversata da spaccature nette e polemiche e così “radicalizzata” a sua volta, il futuro presidente avrà da fare un lungo e difficile lavoro di ricucitura in cui spendere tutte le sue doti di grande mediatore e tutta la sua esperienza maturata in decenni di Senato. Un lavoro necessario però, per affrontare le sfide che l’America e tutto l’Occidente hanno davanti, a partire dal superamento della crisi pandemica al confronto con la Cina, dal rilancio dell’economia americana fino al futuro delle relazioni transatlantiche. E come il presidente vorrà rilanciare i rapporti multilaterali con gli alleati europei e con le organizzazioni internazionali sarà uno dei primi temi su cui probabilmente si potrebbe misurare il cambio di rotta rispetto ai 4 anni precedenti.

Infine, ancora una volta, il sistema di elezione del Presidente ha evidenziato alcune difficoltà, in particolare anche in ragione delle procedure elettorali di alcuni stati. Un sistema complesso, pensato e  realizzato per tenere insieme una nazione vastissima, uno stato di tanti stati diversi, che oggi però alcuni iniziano a chiedere di modificare. Forse non sarà possibile una riforma costituzionale completa, ma magari un aggiornamneto delle procedure elettorali di alcuni stati potrebbe essere utile in futuro. In ogni caso però, con la vittoria di Biden, il dato del voto popolare è tornato a coincidere col risultto dei grandi elettori, in linea con quanto accaduto quasi sempre in passato, eccezzion fatta negli ultimi 20 anni nel caso del confronto Gore-Bush e nel 2016 con Clinton-Trump, dove il voto popolare aveva premiato il candidato risultato sconfitto nella conta dei grandi elettori. Certamente, ancora una volta, nonostate tutto, la democrazia americana ha dato ancora una volta prova della sua forza. In un contesto generale davvero difficile il sistema nel suo complesso ha retto, in un paese enorme e diversissimo al suo interno, attraversato da una crisi sanitaria molto grave, dove però lo spirito democratico è davvero forte e radicato nonostante le molte contraddizioni della società americana. L’affluenza record ci conferma una democrazia vitale e forte, con una altissima partecipazione, più alta di quella che si registra per le elezioni politiche in molti stati europei. E anche questo, alla fine, è un dato che conta. Perchè questa mobilitazione, frutto anche di una competizione elettorale davvero serrata, ha coivolto milioni di americani: solo i dati del voto postale, scelto da milioni di persone che nel 2016 non avevano votato, è emblematico, comunque, nonostante la crisi sanitaria, della volontà degli americani di partecipare ad una scelta che in qualche modo veniva sentita come storica e decisiva. Da entrambi gli schieramenti.

Nelle prossime ore sarà anche più facile fare valutazioni e analisi più dettagliate e approfondite. Per ora però possiamo dire che questa corsa presidenziale passerà probabilmente alla storia anche perché ha visto davvero un confronto non solo sul presente, ma anche sul futuro dell’America e in qualche modo anche sulla stessa idea del suo ruolo nel mondo. Con un risultato personale che lo renderà il Presidente americano più votato di tutti tempi, Joe Biden sarà il nuovo inquilino della Casa Bianca, dopo aver definito la sua campagna come “una battaglia per l’anima del paese”. Adesso, dopo questa vittoria, vedremo se questo politico di lungo corso che ieri nel festeggiare la sua affermazione ha voluto tutta la sua larga famiglia al suo fianco sul palco, saprà, come promesso in campagna elettorale, riunire il paese e condurlo fuori da una crisi, quella del Covid, che anche negli ultimi giorni ha fatto segnare un nuovo aumento di casi. Sicuramente, dopo più di 200 anni, oggi si apre una nuova pagina, nella lunga storia della democrazia americana.

Immagine tratta da Wikipedia

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