Kamala Harris, prima donna Vicepresidente e un destino da protagonista?

L’elezione di Joe Biden permetterà per la prima volta nella storia americana a una donna di diventare Vicepresidente. Un traguardo storico raggiunto da Kamala Harris, una donna abituata ai record.

Hillary Clinton è stata la prima donna americana a correre, con concrete possibilità di vittoria, per diventare il primo Presidente degli Stati Uniti d’America. A dire il vero, pur sconfitta da Donald Trump, aveva vinto la gara del voto popolare. Quattro anni dopo, con l’elezione di Joe Biden, un nuovo passo storico si è compiuto: quando Biden si insedierà, al termine della fase di transizione, al netto delle eventuali cause e dei ricorsi legali annunciati da Donald Trump, al suo fianco vi sarà una Vicepresidente donna, la prima a rivestire questo incarico: Kamala Harris.

E forse, a detta di molti analisti, potrebbe essere proprio lei una delle future candidate a rompere il muro della storia e candidarsi per diventare la prima donna Presidente? È oggettivamente presto per dirlo, ma in questi giorni non  mancano le suggestioni e le previsioni sugli scenari futuri. Per ora però concentriamoci sul presente e cerchiamo di capire chi è Kamala Harris e quale ruolo potrebbe giocare nella prossima  amministrazione.

Kamala Devi Harris è nata a Oakland, il 20 ottobre 1964. Senatrice eletta nello stato della California nel 2016, è la prima donna nera, figlia di madre indo-americana e padre di origine giamaicana, che potrà affiancare il futuro presidente per quattro anni. Proveniente da una famiglia di immigrati, col padre economista e la madre ricercatrice e oncologa, studia alla Howard University e all’Hastings College of the Law di San Francisco e, dopo  gli studi, lavora come vice procuratrice distrettuale della Contea di Alameda, dal 1990 al 1998.  Da questo incarico inizia la sua folgorante carriera come procuratrice, prima eletta nel 2003 come procuratrice distrettuale di San Francisco e poi nel 2010 come procuratrice generale della California e rieletta ancora nel 2014. Un carico che lei è stata la prima donna a ricoprire. Come procuratrice si era particolarmente impegnata sul fronte della lotta al traffico di droga e ai reati ambientali, ma anche nel fronteggiare reati di natura sociale, e in particolare per la tutela dei minori, e contro i reati violenti. Una procuratrice energica, a cui la carriera da procuratrice, come spesso accade negli Stati Uniti, spalanca la strada per la discesa nella politica nazionale, verso il Senato.

Nel 2016 diventa la prima donna nera afro-asio-americana ad essere eletta senatrice per lo Stato della California, e ancora, pochi giorni fa, vince in coppia con Joe Biden la corsa presidenziale come candidata vicepresidente. Una  carriera da predestinata, sembrerebbe. Certamente si tratta di una donna tenace, determinata, competente, e capace di raggiungere grandi obiettivi, frantumando record uno dietro l’altro, e di diventare un possibile modello, per molte altre giovani donne. Dal Senato, dove sostituisce dopo 24 anni di carriera la senatrice Barbara Boxer, ha incalzato Trump e i rappresentanti della sua amministrazione ad ogni occasione utile, e  in questi quattro anni ha costruito abilmente il trampolino per il lancio nazionale della sua carriera, candidandosi come outsider alle primarie democratiche nel 2019 che le hanno permesso di raggiungere una notorietà notevole nell’elettorato democratico. Una volta ritiratasi dalla corsa per la nomination, non avendo riscosso il successo necessario a continuare la competizione, ha deciso di sostenere Joe Biden, confermando di non essere un’esponente dell’ala radicale del partito pur avendo anche posizioni progressiste su alcuni temi. Dopo la vittoria di Biden nelle primarie, nel momento in cui il candidato democratico ha annunciato di voler indicare nel suo ticket una donna, la Harris ha finito con il diventare la prima scelta, tra le diverse opzioni in campo, come candidata Vicepresidente.

Kamala Harris indubbiamente ha saputo sfruttare con grande abilità le occasioni che le sono presentate davanti in molti passaggi decisivi della sua carriera, dimostrando anche, in ogni suo incarico svolto, competenza e tenacia. Politicamente molto sensibile ad alcuni dei temi a cui maggiormente l’elettorato progressista e liberal americano sembra attento, dall’ambiente ai diritti civili alle problematiche sociali, Kamala probabilmente riesce ad essere allo stesso tempo anche molto rassicurante verso gli elettori più moderati oltre che rappresentare un riferimento per molti membri delle diverse minoranze che compongono la variegata società americana e parte dell’elettorato di sinistra. Non è però, come abbiamo già detto, una rappresentante dell’ala radicale del partito, non può essere annoverata nella schiera delle più agguerrite e battagliere prime linee femminili della sinistra democratica, come Ocasio-Cortez e Warren, e probabilmente potrebbero venirle proprio da questa parte del partito eventuali critiche nei prossimi anni. Infatti, durante la sua carriera da procuratrice, non le sono mancate critiche e accuse di non essere realmente progressista, ma le critiche del passato, o quelle ricevute sui social, non le hanno impedito in questi ultimi mesi di conquistare comunque un ampio seguito, soprattutto tra le minoranze e nell’elettorato femminile, fortemente ostile a Trump, che ha probabilmente aiutato Biden nella competizione elettorale, anche rispetto agli elettori indipendenti, tra i quali il candidato ha ottenuto un ampio consenso, ben maggiore di quello ottenuto dalla Clinton quattro anni fa.

Harris oggi si presenta all’appuntamento con la sfida del governo e la Casa Bianca con un elevato bagaglio di notorietà e di influenza acquisita durante questa lunga e complessa campagna elettorale, in cui ha potuto mettere in mostra anche le sue capacità di leadership in prima persona nel confronto televisivo con l’altro candidato vicepresidente, Mike Pence. Un dibattito che riscosse giudizi positivi tra gli analisti e commentatori. In futuro, non solo per i quattro anni da vice che ha davanti, ma soprattutto per il proseguo della sua carriera politica, questa occasione di primo piano potrebbero rappresentare un significativo tesoretto. Il vicepresidente, lo sappiamo, ha un ruolo soprattutto da consigliere del Presidente, che spesso varia anche a seconda di chi è l’interprete del ruolo. Nella storia vi sono stati Vice più o meno influenti e importanti, a seconda di chi, e come, è stato interpretato il ruolo. Kamala Harris, però, oltre a dover sostenere e consigliare Biden, potrebbe dover svolgere un ruolo molto politico, per quanto riguarda gli equilibri, delicatissimi e fondamentali, interni al Senato, dove il Vice esprime il suo voto in caso di parità. Visti i risultati elettorali del Senato, e la situazione attuale di incertezza sui numeri, non è escluso che nei prossimi anni dovrà farsi soprattutto le ossa, per conto dell’amministrazione di cui farà parte, nel lavorare dentro al Senato. Che conosce, avendone già fatto parte, e che, per sua natura, rimane una eccezionale palestra politica per chi vuole apprendere e cimentarsi nella difficile arte del compromesso politico (quella in cui Biden eccelle). Un’occasione per crescere ulteriormente e aumentare anche il suo peso specifico, avendo lei modo di poter essere il voto in più su molte scelte, ma poter anche condizionare quelle stesse scelte.

Questo possibile fattore aumenterà il suo peso rispetto al Presidente o all’amministrazione? È tutto da vedere, essendo Biden uomo di grande esperienza  e notevoli capacità, ma è evidente che anche in previsione di eventuali future sfide le converrà mantenere il massimo spirito di collaborazione con il presidente. Certamente però potrebbe influire sulla sua importanza rispetto al partito e nel partito. E si sa, per costruire una carriera che possa guardare lontano coltivando anche ambizioni presidenziali, costruire una propria base di consenso e di amicizie dentro il partito potrebbe essere fondamentale.

Già in molti immaginano una possibile staffetta futura, tra lei e Biden. Addirittura qualcuno ipotizza già tra 4 anni. Si tratta di uno scenario insolito, per la storia e la tradizione politica americana, forse anche possibile, ma al momento difficilmente prevedibile, dato che ancora non è nemmeno cominciata la presidenza Biden. Uno scenario che siamo sicuri, una parte del partito non rinuncerebbe ad osteggiare. L’impressione attuale, guardando da lontano, è che la scelta su di lei come candidata Vice sia stata condizionata più dal presente, che da aspettative o piani per il futuro. Anche perché la priorità era vincere le elezioni. Davanti a lei, dopo il giuramento di Gennaio, ci saranno almeno 4 anni, lunghi e complessi, in cui intanto avrà occasione di cimentarsi in un ruolo di grande visibilità, che le permetterà di rafforzare la sua posizione nel partito, nel paese e rispetto anche al sistema di potere americano, che è ampio e complesso. Inoltre avrà modo di farsi una esperienza internazionale, e aumentare le proprie competenze su dossier strategici di politica estera e di sicurezza nazionale, oltre a poter sviluppare relazioni e rapporti che in futuro, dentro e fuori il paese, potranno risultarle utili, qualunque vorrà essere la strada che cercherà di prendere. Cosa sarà dopo, lo vedremo comunque nel 2024.

Certamente, tenuto conto della velocità con cui la società americana cambia e muta la sua base sociale e demografica, Kamala Harris, per il ruolo che potrebbe ricoprire nei prossimi anni e per quello che già oggi rappresenta e cosa potrebbe rappresentare in futuro, se saprà giocare bene le sue carte, potrebbe davvero candidarsi in futuro ad essere la prima donna in grado di riuscire nell’impresa tentata da Hillary Clinton.

La strada è ancora molto lunga e irta di insidie, ma molto dipenderà da quale sarà il futuro non solo del paese, ma anche del partito Democratico dove le divisioni interne tra le sue due anime, che in queste elezioni sono state sopite e mitigate dal comune obiettivo di vincere contro Trump, in futuro potrebbero riesplodere e dividere il partito. Ma oggi è veramente troppo presto per immaginare cosa sarà nei prossimi anni, vista anche la velocità con cui la politica dei nostri tempi cambia. Probabilmente, anche per consolidare i progetti e le ambizioni future, dovrà intanto concentrarsi nello svolgere al meglio lo storico compito per cui è stata scelta oggi, insieme al Presidente eletto Joe Biden. Certamente il suo sarà uno dei profili emergenti da seguire, nei prossimi anni, come una possibile protagonista nel vasto palcoscenico della politica americana.

Enrico Casini, Direttore di Europa Atlantica


Immagine tratta da Wikipedia

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