Fonte: Consiglio Europeo – doc. Strategia Antiterrorismo Ue 14469/4/05 REV 4 del 30/11/2005

L’UNIONE EUROPEA VERSO L’ADOZIONE DI NUOVE MISURE ANTITERRORISMO: IL RAPPORTO FINALE DELLA COMMISSIONE TERR

Sangue! Ancora sangue innocente versato in una delle città simbolo dell’Europa, Strasburgo, per mano di un estremista islamico. Il grave attentato ripropone drammaticamente il tema della sicurezza in Europa e rilancia la sfida dell’Unione Europea sulle tematiche di prevenzione al terrorismo.

 

A pochi giorni di distanza dall’attentato terroristico avvenuto lo scorso 11 dicembre a Strasburgo, arriva l’annuncio da parte dell’Unione europea di nuove e stringenti misure per il contrasto della minaccia terroristica internazionale di matrice jihadista. Lo ha annunciato il Presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, nel corso di una conferenza stampa a margine del Consiglio Europeo, nel corso del quale è stato consegnato il Rapporto finale redatto dalla Commissione speciale sul Terrorismo (Commissione TERR).

“Bisogna schiacciare definitivamente la testa del serpente”, ha detto Tajani, riferendosi alla lotta condotta dai Paesi occidentali contro il fenomeno del terrorismo islamico: vincente sul piano militare, se si pensa alla sconfitta sul campo dell’autoproclamato Stato islamico, ma da molti considerata ancora poco efficace se la si guarda come azione preventiva e repressiva del fenomeno terroristico all’interno dell’Unione Europea.

Questa affermazione trova riscontro nel fatto che, proprio a seguito della sconfitta militare di Daesh, si è assistito ad una pericolosa recrudescenza del fenomeno rappresentato dai foreign fighters in ambito europeo. Fenomeno che ha creato non poche difficoltà ai governi degli Stati occidentali, in quanto buona parte dei cittadini europei radicalizzati, terminata l’attività operativa nei teatri di guerra, ha deciso di fare ritorno nei propri Paesi di origine (fenomeno dei cosiddetti returnees). Se a questo si aggiunge l’incessante propaganda che ha contribuito a incoraggiare varie manifestazioni del Jihad in Europa, con fenomeni come l’auto-conversione e la radicalizzazione spontanea avvenuti prevalentemente sul web, è facile comprendere perché la prevenzione e il contrasto siano diventate due fondamentali priorità delle nuove politiche antiterrorismo degli Stati membri.

La riconfigurazione dell’intera struttura di Daesh e il conseguente riposizionamento degli adepti jihadisti ha costretto dunque anche l’Unione Europea – almeno a partire dal 2014, con la realizzazione dei primi attentati sul territorio europeo, condotti sia da cellule organizzate che da lone wolves –  ad attuare una completa rivisitazione della strategia antiterrorismo.

La strategia dell’Unione, delineata nel 2005 dal Consiglio Europeo, comprende 4 settori che disegnano un preciso quadro strategico:

  1. prevenzione contro la radicalizzazione e il reclutamento
  2. protezione nei confronti dei cittadini e delle infrastrutture
  3. perseguimento dei terroristi e della loro capacità di pianificazione e organizzazione
  4. risposta modulata per ridurre al minimo le conseguenze di un attacco terroristico.
Fonte: Consiglio Europeo – doc. Strategia Antiterrorismo Ue 14469/4/05 REV 4 del 30/11/2005

Tuttavia, fronteggiare una minaccia dalle caratteristiche inedite, sempre più internazionali e differenziate, e caratterizzata da una natura transfrontaliera e intersettoriale, non è sempre risultato facile.

L’Unione europea, dunque, ha cercato di dare uniformità all’azione degli Stati membri con una serie di iniziative, fra cui l’Agenda Europea sulla Sicurezza. Tra gli interventi per migliorare la strategia antiterrorismo va menzionata sicuramente la rilevante decisione, a norma dell’art. 197 del Regolamento del Parlamento Europeo, di costituire  nel 2017 una Commissione speciale sul Terrorismo, denominata Commissione TERR, deputata ad analizzare e chiarire le carenze sia pratiche che legislative del contrasto al terrorismo in tutta l’Unione. E proporre, attraverso il Rapporto finale, misure attive in materia di antiterrorismo. La Commissione ha lavorato per 12 mesi con visite, conferenze e audizioni con i Parlamenti nazionali e i Governi degli Stati membri e dei Paesi extra-Ue, nonché con autorità giudiziarie, servizi di intelligence e organizzazioni delle vittime, producendo un risultato conclusivo denso di molteplici indicazioni e suggerimenti al Parlamento Europeo. Questi suggerimenti vanno dalla creazione di una lista nera Ue di predicatori radicali al monitoraggio più rigoroso per garantire un livello di sicurezza armonizzato e un’azione penale nei confronti dei combattenti stranieri di ritorno in Europa. Dall’impedire che ai condannati per reati terroristici sia concesso l’asilo alle misure anti-radicalizzazione (come i programmi per le carceri, l’istruzione e le campagne di sensibilizzazione) alla formazione specifica sulla radicalizzazione per i funzionari dell’Ue e degli Stati membri. Dal rafforzamento delle frontiere esterne dell’Ue a controlli adeguati su tutti i valichi di frontiera, utilizzando tutte le banche dati pertinenti. Dalla richiesta di procedure giuridiche per indagare coloro che elogiano atti di terrorismo, alla rimozione della propaganda stampata e online che incita esplicitamente alla violenza. Dalla richiesta di continuità della cooperazione e dello scambio di informazioni tra l’Ue e il Regno Unito al limitare il trasporto di coltelli e vietare i coltelli particolarmente dannosi. Dall’inclusione degli aerei privati nel campo di applicazione della direttiva PNR a un sistema europeo di licenze per gli acquirenti specializzati in sostanze caratterizzate come “precursori di esplosivi”. Da una definizione comune di “vittima del terrorismo” a livello dell’Ue a un Centro europeo di coordinamento per le vittime del terrorismo (CCVT), per fornire sostegno e assistenza. E infine, dall’utilizzare il Fondo di Solidarietà Europeo per risarcire le vittime di attentati terroristici su larga scala alla cooperazione più stretta con i Paesi terzi, in particolare con i Paesi vicini.

Le proposte avanzate nel Rapporto finale dalla Commissione speciale sul Terrorismo sembrano, pertanto, voler attuare un nuovo approccio omnicomprensivo e multidimensionale, con il chiaro obiettivo di rafforzare gli impegni di cooperazione tra tutti gli Stati membri al fine di arginare il fenomeno terroristico e rendere più efficace e sicuro il sistema di sicurezza comunitario.

 

Emanuele Lorenzetti, laureando in Scienze Politiche presso l’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”, specializzato in Diritto Vaticano all’Università LUMSA. Ha frequentato il Corso “Insegnare i Diritti umani” presso la SIOI ( Società Italiana per l’Organizzazione Internazionale).

 

 

 

 

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