Come la NATO si rinforza sul fronte Nord

L’articolo di Enrico Casini e Andrea Manciulli per la rivista Airpress di Giugno 2023

Il 4 aprile la NATO ha celebrato il settantaquattresimo anniversario della sua fondazione, accogliendo anche un nuovo membro, la Finlandia.
Una richiesta di adesione, quella finlandese, scaturita all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, come comprensibile reazione all’invasione russa e al nuovo contesto strategico che ne è derivato. Del resto, Finlandia e Russia hanno una lunga storia di conflitti e tensioni, che affonda le sue origini dai tempi degli Zar fino alla Seconda guerra mondiale e oltre. Nel dopoguerra, durante la guerra fredda, la Finlandia si mantenne come paese neutrale, tanto da ospitare la famosa Conferenza di Helsinki negli anni Settanta, rimanendo fuori sia dalla NATO che dall’Unione Europea. Fino al 1995, quando, caduta l’URSS, aderì proprio all’UE.
Entrando nella NATO, la Finlandia diventerà il paese membro che condivide con la Russia il più lungo confine terrestre. Ma come nel caso dell’adesione dei paesi dell’Europa orientale alla NATO, anche l’ingresso della Finlandia non è stato il frutto di alcuna imposizione, bensì la semplice reazione alla paura suscitata dalla nuova aggressività russa dopo un lungo trascorso di rapporti complicati, sviluppati nel corso degli ultimi secoli, e anche la comprensibile scelta di entrare nell’ampio spazio atlantico, quale garanzia di protezione e di sicurezza comune.
Oggi la Finlandia, ieri Polonia, paesi baltici, Romania, Bulgaria, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia, avevano chiesto di aderire alla NATO proprio dopo la fine dell’Unione Sovietica, una volta riconquistate libertà e democrazia. Una scelta libera, che ha allargato il campo di scurezza, di libero mercato e di democrazia dell’Europa. Tutti, nella storia, avevano fatto i conti con la durezza dei regimi comunisti e, in alcuni casi, anche con la brutalità, o la minaccia, della repressione della Armata rossa. Basti ricordare il 1956 in Ungheria o il 1968 a Praga.
L’odierno allargamento della NATO a Nord, con l’ingresso della Finlandia, paese che, come l’altra candidata Svezia, aveva a lungo avuto una tradizione di neutralità, non fa altro che palesare quanto molti popoli e governi europei abbiamo, oggi, un crescente timore delle iniziative russe, soprattutto dopo l’ingiustificata invasione dell’Ucraina. E proprio per i trascorsi della Finlandia rappresenta davvero un evento di portata storica. Ma rivela inoltre due importanti elementi su cui riflettere, che evidenziano bene le evoluzioni strategiche e geopolitiche in corso. Il primo è il consolidamento del processo di rafforzamento dell’Alleanza Atlantica. Che acquisisce un autorevole nuovo membro, tecnologicamente avanzato, con un livello di organizzazione sul piano militare molto elevato e con una posizione geografica fondamentale, vista la crescente rilevanza che il fronte artico e nordico avranno nei prossimi anni. Infatti, il secondo elemento riguarda proprio la proiezione euro-atlantica sull’Artico, nuovo epicentro di tensioni, presenti e future, con Russia e Cina. Nei prossimi anni questa regione sarà sempre di più, come il Mediterraneo, al centro della contesa geopolitica globale, non solo per ragioni di natura militare. La NATO, forte della presenza della Finlandia al suo interno, insieme a Norvegia, Islanda e Danimarca, può rilanciare la propria forza in questa area sempre più strategica per gli equilibri e la sicurezza europei.
Inoltre, con questo passo storico, la NATO si consolida, proprio in ragione delle minacce provenienti anche da nord, oltre che quelle meridionali e orientali, sempre più importante per la sicurezza europea e mondiale e si conferma come un soggetto politico e militare globale, indispensabile per la difesa della democrazia e dell’ordine liberale internazionale. In un tempo in cui non sono poche le minacce per l’una e per l’altro.

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