Il Global Health Summit di Roma e il ruolo dell’Italia

Da Roma riparte la lotta globale contro la pandemia. L’Italia, in vista del G20, si rafforza ancora di più soprattutto sul piano europeo e transatlantico.

A più di un anno dall’inizio della pandemia del nuovo coronavirus, la diffusione del virus continua in tutto il mondo, soprattutto attraverso le ultime varianti, tra le quali quella indiana. Infatti, al momento, sembra proprio continuare a essere la situazione in India una delle più critiche a livello globale. Ma il virus ha continuato la sua diffusione, anche nei paesi più poveri, e i dati ultimi potrebbero essere solo parziali, rispetto alla reale portata che la pandemia potrebbe avere avuto nel mondo, sia sul piano dei contagi che su quello delle vittime, stimate oggi intorno a 3,4 milioni. Secondo almeno quando affermato recentemente anche dalla stessa OMS.

Al momento la strada più sicura nella lotta al virus è senza dubbio la campagna vaccinale, avviata da diversi mesi in tutto il mondo, ma con velocità spesso differenti. In Occidente, compreso in Europa, le vaccinazioni stanno procedendo con un ritmo molto sostenuto, incrementando di giorno in giorno (anche in Italia stiamo procedendo a un ritmo di circa 500 mila dosi somministrate al giorno) e ormai, in diversi paesi, una larga fascia della popolazione ha ricevuto almeno la prima dose di vaccino. Per quanto purtroppo ancora la situazione resti ancora molto precaria, lentamente, la speranza di un graduale ritorno alla normalità sta progressivamente crescendo e con il ritorno alla normalità aumentano le possibilità di poter uscire anche dalla crisi economica.

In questo contesto di lotta aperta contro il virus a livello mondiale si è tenuto il Global Health Summit di Roma, evento co-organizzato dall’Italia, nell’anno di turno della Presidenza del G20 e dalla Commissione Europea. Presieduto da Mario Draghi e Ursula Von Der Leyen, è stato dedicato proprio al rilancio delle misure internazionali e multilaterali nella lotta contro il Covid, in nome della salute globale e contro il rischio di nuove pandemie. Le questioni più urgenti che interessano la lotta al virus, la campagna vaccinale globale, l’accesso alle cure, la battaglia contro i rischi e le minacce sanitarie, ambientali, biologiche che potrebbero anche in futuro colpire il pianeta sono stati al centro del confronto del vertice. La campagna vaccinale, soprattutto nei paesi poveri, è una priorità che dal summit è stata ribadita e rilanciata. Senza vaccinazioni, anche nei paesi più poveri, sarà difficile il ritorno alla normalità e l’uscita dal tunnel della crisi. Risolvere il problema dell’accesso ai vaccini nei paesi poveri è una necessità, che non interessa però solo la pandemia in corso, ma potrebbe riguardare nei prossimi anni anche le possibili future epidemie, che il mondo, a partire proprio dai paesi più ricchi, non potrà più permettersi di sottovalutare. partendo da questo dato, il mondo dovrà esser pronto anche in futuro ad affrontare nuove crisi come questa investendo nella ricerca scientifica, nel rafforzamento dei sistemi sanitari, nella prevenzione e nel diritto globale alla salute, ma anche preparandosi ad affrontare simili crisi attraverso una maggiore resilienza dei nostri sistemi complessi e cercando di ridurre le diseguaglianze globali e i rischi potenziali.

Il Summit di Roma ha sicuramente rappresentato un’occasione importante per il G20, per i leader partecipanti, per le organizzazioni internazionali e regionali presenti, i rappresentanti degli organismi sanitari globali. Un’opportunità utile per confrontarsi, discutere e condividere le esperienze maturate nel corso di questa terribile pandemia, cercando di elaborare strategie e risposte efficaci contro di essa. Dal summit è uscita anche la Dichiarazione di Roma, che riassume in 16 punti gli obiettivi e gli impegni dei grandi del mondo in nome della salute del pianeta e dell’umanità. I contenuti di questa dichiarazione potranno diventare un punto di riferimento, nel presente e anche in proiezione futura, per rafforzare la cooperazione multilaterale su questioni sempre più strategiche per la sicurezza e il benessere globali, e intraprendere azioni congiunte per prevenire future crisi sanitarie.

Questo summit però è stato anche un altro importante passo sia per l’Italia che per la Commissione Europea: in particolare il Governo italiano, e il Premier Mario Draghi, hanno potuto rilanciare il ruolo internazionale del paese sul fronte della lotta alla pandemia e alle nuove emergenze globali. In questi mesi, a partire dall’Europa e dal rapporto con gli alleati, Draghi ha ridato una forte centralità al ruolo italiano a livello internazionale e transatlantico. La visibilità acquisita sul fronte internazionale, anche nella lotta alla crisi, mettono oggi l’Italia nelle condizioni, soprattutto a livello europeo, di poter giocare un ruolo da apripista e da avanguardia in alcune sfide cruciali, a partire da quella che riguarda la battaglia contro la pandemia e in generale, il rilancio del processo di integrazione europeo stesso.

Con il Summit di Roma, sui temi di natura sanitaria, in vista del G20 e della conferenza Cop26, l’Italia si rilancia e si rafforza e potrà provare ad essere un punto fermo, soprattutto nel rapporto tra le due sponde dell’Atlantico. Un obiettivo importante, anche in chiave di rilancio economico post crisi pandemica.

Immagine tratta dal sito dell’Unione Europea

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