Il mio punto di vista sul ritiro USA dalla Siria. Parla Fabrizio Cicchitto

Contributo di Fabrizio Cicchitto, già presidente della Commissione Affari esteri della Camera dei deputati per Europaatlantica.it

 

In Siria gli USA si sono arresi alla Russia che così conquista una posizione fondamentale sul terreno politico e militare in Medio Oriente. In Siria aveva cominciato a sbagliare Obama, non intervenendo nel 2013 quando Assad superò la linea rossa usando le armi chimiche. Allora Obama si fece giocare da Putin che gli promise di interporre i suoi buoni uffici con il governo siriano per neutralizzare i depositi di armi chimiche. Ancora ricordiamo quello che allora disse ad una rappresentanza della Commissione Esteri della Camera dei Deputati italiana un importante esponente della Commissione Esteri della Duma <<Amici italiani, state tranquilli, le armi chimiche le abbiamo date noi, sappiamo anche i siti dove sono state dislocate e adesso le neutralizzeremo>>. Dopodiché i russi che erano già presenti in Siria sul piano militare perché proteggevano un porto e un aeroporto nel 2015 si “allargarono” sviluppando un intervento militare a 360°, stabilendo un’alleanza militare con l’Iran, le milizie sciite, gli hezbollah, che fu decisiva per la sconfitta della ribellione siriana che pure era composta da forze laiche e democratiche che si rivolsero all’Occidente e all’Europa venendo però abbandonate a sé stesse. Il risultato è stato quello di circa 500.000 morti e di alcuni milioni di fuggiaschi che si sono riversati in Europa. In questo contesto un comportamento altrettanto rivoltante è stato adottato da tutte le grandi potenze nei confronti dei curdi che pure sono stati decisivi nella sconfitta militare di Isis. Malgrado tutto nel corso di questi anni un piede in Siria gli USA lo avevano mantenuto ed esso sarebbe stato assai importante adesso che si tratta di impostare la pace e di bilanciare in qualche modo la forza della Russia e specialmente di quella dell’Iran. A quest’ultimo proposito emerge la grande contraddizione della politica di Trump: per un verso egli è fortemente contrario all’Iran e all’accordo sul nucleare ed è così favorevole ad Israele da spostare l’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme e poi si ritira da quella Siria i cui equilibri sono decisivi per lo Stato di Israele rispetto al Libano, rispetto alle alture del Golan, rispetto agli armamenti che l’Iran e la Russia forniscono o possono fornire agli hezbollah. Decidendo il ritiro dalla Siria Trump dimostra in modo inequivocabile quanto è forte la sua subalternità nei confronti di Putin che lo aiutato in tutti i modi a vincere le elezioni negli Stati Uniti sfruttando anche la incredibile “ingenuità” politica e tecnologica dei democratici e dello staff di Hillary Clinton che pure aveva la fama di essere una grande professionista della politica. Ma la professionalità autentica richiede la capacità di aggiornare continuamente le proprie analisi alle nuove realtà che si determinano. Allora solo pochi anni fa il complesso politico-militare degli USA non aveva ancora capito che come negli anni ’40-‘50 il loro paese era dotato di uno strumento, la bomba atomica, che pesava molto nelle relazioni internazionali, negli anni 2000 Putin ha capito per primo che internet, il web, la rete, gli hacker, le fake news sono strumenti assai efficaci per manipolare le democrazie occidentali.

 

Fabrizio Cicchitto è Presidente di ReL (Riformismo e Libertà). Dal 2013 al 2018 ha ricoperto l’incarico di Presidente della Commissione affari esteri della Camera dei deputati.

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