Dai Poteri Forti ai Poteri “Taglienti”

Un libro di Paolo Messa ci introduce nell’Era dello Sharp Power.

 

Paolo Messa, fondatore di Formiche, componente del CDA del Centro Studi Americani, nonché docente in numerosi corsi universitari, ha dato recentemente alle stampe un interessante testo: “L’era dello Sharp Power. La guerra (cyber) al potere”, edito da Università Bocconi Editore – dedicato ad un tema di grande attualità, lanciato da uno studio del think tank americano NED (National Endowment for Democracy) del 2017, lo Sharp Power.

Un tema che riguarda direttamente l’evoluzione contemporanea delle relazioni internazionali, nel nostro tempo. Ma cosa si intende con Sharp power? Il termine Sharp, che in inglese significa “acuto, tagliente”, rimanda appunto a un insieme di attività politiche e diplomatiche, utilizzate da alcuni paesi, per veicolare o manipolare la propria immagine presso l’opinione pubblica straniera, soprattutto in altri paesi presi come obiettivo. Queste attività privilegiano in particolare l’uso di strumenti di tipo informativo, mediatico e cibernetico, che si sostanziano spesso con forme di influenza e ingerenza anche molto tagliente e penetrante sviluppata in varie forme, sia attraverso i media che attraverso gli investimenti o i finanziamenti di infrastrutture o istituzioni accademiche. Qualcosa di più aggressivo e invasivo, e forse più evoluto, del soft power che abbiamo conosciuto negli ultimi 30 anni, come sostiene anche l’autore probabilmente tipico dell’epoca attuale caratterizzata da una nuova richiesta globale di leadership politiche forti.

Come si ricorda nel testo “lo Sharp Power come un coltello affilato trafigge, penetra e perfora il contesto mediatico e politico dei paesi presi di mira”. Per fare degli esempi, che anche nel libro si possono riscontrare, sono forme di Sharp Power le informazioni manipolate diffuse attraverso il web o le campagne mediatiche promosse da alcune emittenti afferenti ad alcuni paesi, alcune direttamente riconducibili a governi soprattutto di matrice autoritaria, ma in altri casi, con legami meno evidenti e più confusi. Ma può sostanziarsi anche nell’ingerenza sul sistema di formazione attraverso il condizionamento delle scelte didattiche di alcuni atenei da parte dei finanziatori stranieri, oppure attraverso la leva dell’energia o dell’economia.

Ma perché è importante e significativo parlare oggi di Sharp Power? Forse non si tratta di una domanda dalla risposta scontata. Indubbiamente introdurre nel dibattito pubblico italiano un tema così complesso, ma attualissimo, emerso di recente soprattutto negli Stati Uniti (l’autore conosce del resto molto bene la politica americana) può essere una scelta coraggiosa e meritevole. Oltre che giustificata da quanto avviene quotidianamente intorno a noi, non solo a livello politico, ma anche economico, culturale e soprattutto mediatico.

Dopo la fine della guerra fredda l’idea che il sistema internazionale potesse riorganizzarsi in maniera unipolare, intorno alla sola potenza americana, e potesse essere regolato, e dunque “migliorato” grazie alle istituzioni multilaterali di impronta occidentale, secondo le regole del libero mercato e del sistema democratico, è probabilmente entrata in crisi già all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001. Ma, soprattutto, si è esaurita del tutto in anni recenti, all’inizio della seconda decade del Terzo Millennio, quando con il contemporaneo emergere di nuove potenze internazionali e nuove leadership “muscolari” alla loro guida, i cui obiettivi strategici e le cui mire erano e sono sostanzialmente alternativi a quelli dei Paesi occidentali, si  è prodotta la svolta che noi tutti vediamo di fronte ai nostri occhi. È in questo clima che lo Sharp Power si manifesta.

Il sistema politico internazionale è sempre più caratterizzato da una sorta di “disordine”, dove  nuovi e vecchi protagonisti, alcuni di caratura internazionale, come la Russia o la Cina, altri di dimensioni più ridotte, come l’Iran o la Corea del Nord, che contemporaneamente, con progetti e obiettivi strategicamente e geopoliticamente distinti, cercano di mettere in discussione le gerarchie precedenti del sistema internazionale e il ruolo che nel corso degli ultimi anni proprio gli USA hanno avuto insieme al resto dell’Occidente.

Questa fase di profondo cambiamento e confusione, accelerata probabilmente anche dalla rivoluzione digitale e dall’impatto delle nuove tecnologie sulla società e sull’economia globali, modifica le relazioni internazionali e gli strumenti del confronto tra gli stati. Il prodotto evidente è la nuova competizione globale alimentata anche dal riemergere di storiche rivalità, che potrebbe portare addirittura a far temere una sorta di “Nuova Guerra fredda”. Le guerre contemporanee si sono fatte sempre più ibride, e si combattono principalmente nello spazio cibernetico. Agli strumenti classici della competizione politica e dell’influenza culturale, si stanno sostituendo strumenti e strategie più aggressive, invasive, elaborate, che combinano elementi sia dell’hard power che del soft power, rilanciate e potenziate soprattutto attraverso strumenti cyber nello spazio informativo e mediatico. Appunto lo Sharp Power. E soprattutto, sostiene l’Autore, sembrano essere le nuove potenze emergenti, in particolare quelle che incarnano modelli politico-istituzionali alternativi a quello occidentale, come Cina, Russia e Iran, a fare maggiore uso dello Sharp Power, con l’obiettivo, chi più e chi meno, a livello globale come locale, di promuovere e difendere i propri interessi strategici nazionali.

A questo tema Paolo Messa dedica un testo ricco di citazioni provenienti da fonti istituzionali, ricerche dei migliori think tank o inchieste giornalistiche, e con esempi dettagliati su numerosi casi recenti. Riesce a tradurre in un linguaggio accessibile fenomeni complessi e sofisticati descrivendo nei particolari i tratti più caratteristici e più emblematici del nuovo modo di condurre campagne di propaganda e di influenza esterna, nel mondo e verso l’Occidente.

Non mancano, ovviamente, i riferimenti anche all’impatto che proprio la rivoluzione digitale sta avendo sulla comunicazione e sulla vita delle persone fino ad arrivare alla politica e alla democrazia, dal momento che lo Sharp Power si sviluppa principalmente proprio sui canali cyber e informativi e cerca di veicolare messaggi che sfruttano fratture e faglie già esistenti, a livello culturale e sociale, magari cercando di allargarle. Siamo di fronte, probabilmente, a forme di propaganda moderna, di cui le fake news per esempio sono solo un mezzo, che agiscono sfruttando un terreno già di per sé minato o predisposto, che, purtroppo, i Paesi occidentali sembrano possedere per motivi propri. Un terreno in cui messaggi manipolati o distorti, veicolati attraverso i social network o l’informazione, attecchiscono velocemente. Del resto i nuovi media, come quelli più tradizionali, possono fungere benissimo per facilitare la propaganda di un paese, così come gli investimenti nelle istituzioni accademiche o in grandi progetti infrastrutturali (vedi la più volte citata Nuova via della seta cinese) possono aiutare il consolidamento di un’immagine positiva del Paese investitore all’estero. Ma i social, e la galassia web nella sua interezza, possono diventare oggi anche strumenti utili per campagne di disinformazione rivolta contro soggetti rivali.

Paolo Messa traccia un’analisi dettagliata degli strumenti di Sharp Power che alcuni paesi stanno adottando o potrebbero sfruttare in questo inizio di Terzo Millennio, e di come, questi stessi strumenti, hanno avuto impatto, a volte con risultati diversi, in Italia e in tutto l’Occidente. Ma spiega anche bene come la comprensione della modernità dello Sharp Power possa essere un’indispensabile chiave di lettura della nuova competizione mondiale e degli sviluppi futuri delle relazioni internazionali.

Il testo però non si limita alla sola descrizione del fenomeno e delle minacce ad esso collegate, soprattutto per i sistemi democratici. Cerca anche di tracciare in divenire delle possibili contromisure e alcune possibili azioni che i paesi occidentali, a partire dalle istituzioni internazionali come la NATO o l’Unione Europea, possono adottare per reagire e non rimanere passivi. Soprattutto investendo nella cooperazione tra le due sponde dell’Atlantico. Ma infine, richiamando anche la responsabilità che le grandi corporation del web hanno anche su questo versante e di come, a partire dalla collaborazione con questi giganti, sia necessario muoversi per operare contro forme e tentativi di disinformazione e influenza malevola, cercando però di rendere ogni giorno sempre di più consapevoli e responsabili anche i singoli cittadini.

In appendice al testo, inattesa e proprio per questo da segnalare, un’intervista a Steve Bannon. Ex-direttore di Breitbart News, capo stratega di Donald Trump fino al 2017, Bannon attualmente si è candidato a ispirare un fronte “sovranista” su scala globale. Le sue parole possono essere utili a comprendere alcuni tratti del dibattito contemporaneo su influenza, propaganda e nuovi media nell’arena della politica globale.

In conclusione, Paolo Messa ci ha dato un libro importante, che va letto con attenzione – non solo dagli addetti ai lavori – se vogliamo comprendere davvero quali sono le poste in gioco, i rischi per le democrazie occidentali, gli attori della nuova “geopolitica” delle idee.

 

 

Enrico Casini è Direttore dell’Associazione culturale Europa Atlantica. Aretino, laureato in Scienze internazionali all’Università di Siena, si è perfezionato presso il Corso Executive in “Affari strategici” della Luiss “Guido Carli” di Roma. E’ stato Capo della segreteria del Presidente della Delegazione parlamentare italiana alla NATO. Si occupa di studi strategici, terrorismo, politica internazionale e italiana.

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